ALGERIA: TRAVERSATA DEL GRAND ERG OCCIDENTALE CON MICHELE DUTTO - VIAGGIO IN FASE DI PROGRAMMAZIONE
Durata:
15 giorni / 14 notti (dall'Italia)
Sistemazioni:
campi, hotel e guesthouse
Trasporto:
4x4
Il viaggio:
PROGRAMMA DELL'ULTIMA SPEDIZIONE DEL 2011.
DAL 2012 LA ZONA È CHIUSA AL TURISMO.
1° giorno: VOLO ITALIA - GHARDAIA
Volo Italia / Ghardaia via Algeri. Arrivo in serata, incontro con la guida e trasferimento in guesthouse. Cena libera e pernottamento.
dal 2° al 9° giorno: TRAVERSATA GRAND ERG OCCIDENTALE / SULLA VIA DEI POZZI
Da
Ghardaia, alcune piste ci permettono di raggiungere il Grand Erg
Occidentale. Immersione nell'erg, zona ancora oggi tagliata fuori da
qualsiasi forma di turismo, che attraverseremo in direzione sud-ovest
allontanandoci dalle piste adiacenti la moderna strada asfaltata, fino a
raggiungere Beni Abbes. Percorreremo svariati altissimi cordoni
interdunari, che celano al loro interno una moltitudine di piccole dune
in un susseguirsi di saliscendi tra pendii che sembrano invalicabili,
persi nel Niente alla ricerca dei vari passaggi. Con poche gocce di
pioggia gli spazi tra i cordoni interdunari possono celare sorprese
impensabili: come piccoli fiori profumati che punteggiano il nostro
percorso. Un deserto particolarmente vivo, dove potremo avvistare
svariati animali quali il fennec, le gazzelle ed il simpatico “pesce
delle sabbie”; bellissime le miriadi di minuscole impronte sulle dune,
somiglianti ad elaborati e preziosi ricami. Durante la traversata poi
raggiungeremo i principali pozzi che si trovavano lungo le antiche piste
carovaniere alcuni dei quali a tutt’oggi sono ancora utilizzati. Dal
punto di vista storico ebbero un ruolo fondamentale nella guerra di
liberazione di tutta quest’area in quanto assicurarono la sopravvivenza a
coloro che si opposero al dominio della Francia e che spostarono
all’interno dell’Erg le basi della guerriglia, dove
le Legioni non osavano spingersi. I Francesi infatti, dopo aver tentato
invano di prendere il controllo dei due pozzi più importanti proprio
per spezzare la ragnatela di piste interne create dai ribelli, decisero
di erigere un piccolo forte (borgì) al pozzo di Fokra dove, in seguito
ad una cruenta battaglia, venne però massacrata la loro
guarnigione. Sono tutt’oggi visibili i resti del piccolo forte. L’arrivo
a Beni Abbes, in passato una delle oasi più importanti del bacino della
Saoura e descritta da Charles De Foucault come “bellissima per
l’armonia della sua forma”, segna la fine della maestosa traversata.
Cene e pernottamenti al campo.
10° & 11° giorno: TIMIMOUN
Dirigendoci
verso Timimoun vedremo lungo il percorso le cadenti fortezze dei
signori locali dell’epoca e, nelle vicinanze della città, la “sebkha”,
una grande depressione priva di acque superficiali ai cui margini si
trovano le imboccature dei pozzi delle “foggara”, un sistema di gallerie
sotterranee per la captazione e la produzione dell’acqua. La città poi,
con i sistemi di irrigazione e di ripartizione dell’acqua in
canalizzazioni secondo quote di proprietà, completa la visita a questo
complesso sistema di ingegneria idraulica di origine plurimillenaria. Ci
inoltreremo nella parte antica di Timimoun, con i suoi tipici edifici
rossi e dalle particolari decorazioni murali, immersi nelle ombre
fresche di cortili e vicoli. Vicino alla Porte du Soudan di epoca
coloniale, si tiene il caratteristico mercato. L’Hotel de l’Oasis Rouge,
costruito dai missionari all’inizio del Novecento, è oggi un centro
culturale. Con i fuoristrada percorreremo un circuito che si snoda lungo
diversi km attraverso i principali villaggi nei dintorni della città,
per poi rientrarvi prima di riprendere la strada per Ghardaia. Cena
libera e pernottamento in hotel.
12° & 13° giorno: TIMIMOUN - GHARDAIA
Giornata
di trasferimento verso Ghardaia, lungo l’antica pista transahariana,
oggi asfaltata. Ghardaia è la capitale dei mozabiti. Strano mondo quello
dei mozabiti, il loro rigoroso settarismo e le credenze religiose hanno
contribuito al mantenimento della purezza razziale ed alla
conservazione di abitudini e usanze immutate nei secoli. La pentapoli
mozabita, della quale fanno parte Ghardaia che è la capitale, Beni
Isguen la città santa, Melika la regina, Bou Noura la luminosa e El
Atteuf la decana, è famosa per l’armoniosa combinazione di semplicità
delle forme e degli stili, dei materiali e delle tecniche usati
all’insegna di un rigore insito nello stile di vita dei mozabiti. Per
gli urbanisti del mondo intero la pentapoli rappresenta la sintesi
culturale di questo popolo austero e puro, ogni elemento costruttivo è
collegato alla quotidianità del vivere, ed è da questo che il grande Le
Corbusier ha tratto l’ispirazione per realizzare alcune delle sue opere
architettoniche in Francia. Città-fortezze, furono erette all’interno di
grosse mura di cinta diventando dei villaggi grandi il giusto per poter
ascoltare, da qualsiasi punto, il richiamo del muezzin. Alla sommità si
ergeva la moschea che, oltre ad essere centro religioso, servì come
centro culturale, sociale e da ultimo come fortezza e deposito di armi.
Appena sotto, il quartiere dei "tolba", i maestri del corano e,
scendendo, il quartiere dei commercianti e i contatti con il mondo
esterno. Un tempo delle enormi catene sbarravano la strada agli estranei
rendendo ancora più chiaro la voglia e forse anche il bisogno di
isolarsi, di mantenersi puri. Viste dal basso tutte le strade
confluiscono verso la moschea, la cui vita intima e spirituale è
nascosta agli sguardi indiscreti; solo gli scambi commerciali e la vita
pubblica si svolgono al di fuori, sulla piazza del mercato. Ogni città
ha una propria oasi, luogo di riposo, di ritiro e di svago per le
famiglie mozabite durante la stagione calda. I vicoli e la folta
vegetazione delle palme e degli alberi da frutta, proteggono con l’ombra
i ricchi giardini. Le abitazioni tutte uguali (l’ostentazione e il
lusso sono banditi dai mozabiti) sono chiuse, cieche ed impenetrabili,
solo una fessura sopra la porta permette di vedere chi bussa. Le strade
strette conducono nel punto più alto della città dove svetta la moschea
con il tipico minareto, da dove è possibile ammirare al di là del muro
di cinta, la varietà dei colori delicatamente combinati alla luce del
sole. Al mercato di Ghardaia, nella bella piazza contornata da portici
ricchi di negozi e bancarelle, si respirano gli odori e i profumi di una
terra dove le dimensioni dell’uomo, spirituale e carnale, restano
chiuse come in uno scrigno. Beni Isguen, la città santa del M’Zab, ha
conservato immutata la sua antica struttura con il quartiere dei "tolba"
ai piedi della moschea. Il suo nome significa "i figli di coloro che
detengono la fede". Un singolare cartello all’ingresso della città
invita lo straniero ad astenersi di fumare, fotografare le persone e ad
avere un abbigliamento che non offenda i puri mozabiti. A nessun arabo, e
a maggior ragione neanche allo straniero, è permesso di penetrarvi dopo
il tramonto, né di prendervi dimora e di circolare all’ora della
preghiera. Ancora oggi è obbligatoria la guida, senza di essa non si può
passeggiare all’interno. La città è circondata da uno spesso muro di
cinta, alle cui estremità alte torri di avvistamento servivano e servono
tutt’ora per lanciare l’allarme quando i razziatori o la piena del
fiume minacciano la città santa. Pesanti porte giacciono ora ferme
mentre non molto tempo fa venivano chiuse al calar della sera.
Cena e pernottamento in guesthouse.
14° giorno: VOLO GHARDAIA - ALGERI
Trasferimento
in aeroporto e partenza col volo diretto su Algeri.
Sistemazione in hotel
15° giorno: ALGERI - ITALIA
Trasferimento in aeroporto, fornito dall’hotel, e volo di rientro in Italia.